Il sig. Step, così si chiamava il proprietario, era sempre intento a pulire o ad aggiustare qualcosa e quella sera dietro il bancone stava lucidando un servizio di posate quando entrò Marino. Era un bell’uomo sulla quarantina, in impermeabile nero su cui spiccavano foulard e guanti di pelle rossa.
“Ho sentito che avete dei magnifici capi da uomo” disse avvicinandosi ad un manichino che indossava un abito in lana dalle impunture rifinite a mano.
“Si…abbiamo dei capi di alta classe, erano di un conte, se la taglia corrisponde, e ad occhio mi pare di si, lei può fare un ottimo affare”. Il proprietario sembrò animarsi per un attimo ma subito dopo riprese a lucidare le posate.
Marino si tolse i guanti per sentire il tessuto e la morbidezza della lana gli accarezzò i polpastrelli.
“Lo può provare se vuole..”
Marino si tolse l’impermeabile restando in maglione di cashmere. Indossò la giacca dell’abito beige dalle delicate rifiniture tratteggiate e si avvicinò al grande specchio Liberty accanto alla vetrina. La cornice dello specchio , di bronzo brunito, era formata da foglie , bacche e sinuose ramaglie su cui erano poggiati degli uccellini dalle ali spiegate. Lo specchio era grande come lui e rifletteva l’immagine di un uomo dai capelli scuri, dal taglio corto signorile ed il viso pulito..
“La taglia mi sembra giusta” disse Marino provando a muovere le braccia…
“Che le dicevo? Sembra tagliato per lei. Se le piace è un affare. Non troverà mai dei capi così raffinati, vintage autentico a questi prezzi”
Marino si guardò intorno. C’erano diversi abiti da uomo appesi un po’ ovunque, ma quello sul manichino gli sembrava proprio quello giusto. Si avvicinò al banco per parlare con il sig. Step e vide le scale che scendevano al magazzino.
“Si può visitare? C’è qualcosa da vedere là sotto? “
“Si, è il magazzino, ce n’è fin troppa di roba da vedere se ha piacere.”
Marino scese e rimase a bocca aperta. Il proprietario aveva ragione. La quantità di abiti, oggetti e mobili era tanta da togliere il fiato. Al centro del salone c’era un grande divano di velluto bordeaux, stile veneziano coperto da gonne, abiti e stoffe di varie fogge e colori. A lato, tre armadi di epoche diverse dalle porte schiuse permettevano la vista degli abiti e cappotti riposti all’interno.
Marino ne aprì uno ed alzando gli occhi, riflesso nello specchio posto sull’anta destra, vide passare un uomo dietro alle sue spalle,che indossava l’abito beige che aveva appena provato. L’uomo si fermò per pochi secondi a guardarlo, aveva un pizzetto scuro ed il volto austero. Il cappello di Borsalino marrone s’intonava all’abito beige e sulla camicia inamidata spiccava una sciarpina di seta, sottile come un fiocco, color vinaccia. Sul panciotto crema, la catena di un orologio dorato dondolava al ritmo lento d’altri tempi.
Come aveva fatto ad indossare in così poco tempo il vestito intero quando lui ne aveva smesso un attimo prima la giacca? E poi il proprietario doveva aver capito che intendeva prenderlo e sicuramente lui aveva la precedenza.
“Ma guarda che roba”…
Marino si affrettò a risalire per parlare col proprietario che ritrovò sempre intento a lucidare le posate con accanto la giacca dell’abito beige riversa sul bancone.
“Ma.. questa è la giacca dell’abito che ho provato.”
Il sig. Step smise di lucidare e lo guardò inespressivo.
“Si..mi pareva di aver capito che le interessasse.”
“Mi interessa infatti, ma pensavo fosse quello che aveva preso il signore laggiù”
“Quale signore?”
Marino si guardò intorno e non vide nessuno nel negozio.
“C’era un signore nel magazzino poco fa che aveva un vestito come quello che avevo provato io”
Il sig. Step scosse la testa .
“No, si sarà sbagliato, non poteva essere il suo vestito. E’ sempre stato qui”
Marino si grattò il capo, non aveva senso proseguire con il discorso, dopotutto quello che a lui premeva era recuperare l’abito eppoi non era tanto sicuro di quello che aveva visto.
“Bene allora posso pagare con la carta?”
Il sig. Step estrasse un minuscolo lettore ed inforcò gli occhiali per digitare la cifra scandendo ogni battuta.
“cento-cinquanta” , disse tendendo il bancomat verso Marino, posso spedire la ricevuta al suo telefono se desidera.
“Non importa, tanto non glielo pagherò due volte” stava sorridendo dirigendosi verso l’uscita quando inciampò nell’angolo arrotolato di un tappeto. Per evitare di cadere fece una mezza piroetta nell’aria , si appoggiò alla parete staccando uno dei tanti quadri appesi.
“Oh accidenti mi scusi, spero di non aver fatto un danno” disse Marino sollevando il quadro da terra. Sentì un brivido alla schiena. Il quadro raffigurava il signore dall’aspetto severo che aveva incontrato poco prima nel magazzino.
“Ma …ma… chi è quest’uomo?” chiese al proprietario che era saltato fuori dal banco nel tentativo di aiutarlo.
“Ah, è il conte di cui le parlavo.. la maggior parte degli abiti più belli che abbiamo qui dentro, erano suoi. Ovviamente è un ritratto di quand’era giovane. Il conte è mancato cinque anni fa, una brutta faccenda, anche se aveva una bella età.”
il suono del pendolo accompagnò il sig. Step mentre riappendeva il quadro.
“Non si preoccupi non è succeso nulla, per fortuna lei non si è fatto male”
“Per fortuna!” gli fece eco Marino “E’ meglio che vada ora.. prima che combini qualche altro guaio”
“Già… prima che il conte si arrabbi”
“Come dice?”
il sig. Step non rispose ma il suo viso scarno, si distese in un sorriso piatto.
“Era una battuta” disse il sig. Step allargando le braccia.
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