LA MAGIA DEL TANGO DI ARAQUA’

“Buonasera avete forse delle scarpe da ballo?”

Il proprietario di Araqua’, intento a lucidare il solito ottone, alzò il sopracciglio senza spostare lo sguardo dal maniglione navale poggiato sul banco.

“Che tipo di ballo?” la voce era gentile ma annoiata.  Era chiaro che l’argomento non lo interessava.

“Tango..”

Lo spilungone dalla barba brizzolata, usci’ da dietro il banco con un mezzo salto e mi invitò a seguirlo nel magazzino, al piano inferiore. Quest’ultimo era molto più grande del negozio ed indubbiamente più disordinato. Sentivo il peso dei tanti oggetti appoggiati alla rinfusa ovunque.  Perlustrai con lo sguardo il deposito traboccante. All’entrata,  subito alla mia destra,  individuai ciò che stavo cercando. Due file di scaffali  ricoperti  di scarpe da donna, le une accanto alle altre, a due a due, divise  per stagionalità. Stivali scamosciati con pesanti fibbie argentate, stivali di lacca nera con tacchi a spillo, polacchine in morbida pelle, scarpe decolletè di varia misura, sandali di firme famose, sabot leggeri a colori sgargianti… e scarpe di tango…  Mi avvicinai a quest’ultime, e ne sollevai  un paio di raso turchese con lunghi lacci  alle caviglie. Erano nuove e  sgargianti promesse per le mie serate.

“Si quelle sono appena arrivate e sono intatte, mai usate”  sospirò l’uomo dalla barba grigia che mi parve essere, d’aspetto più gradevole di quanto mi era sembrato a prima vista.

“E queste altre invece, sono state usate da una giovane ballerina, proprio nella serata in cui l’ospite d’onore della milonga, il grande Gavito la invitò a ballare  facendola  conoscere al pubblico del tango”

Rimasi affascinata da quella spiegazione, e con la bocca aperta, fissai le mie mani. Una  conteneva una scarpa di pelle rossa, dal tacco medio leggermente bombato ed un semplice cinturino alla caviglia  e l’altra quella azzurra dal tacco sottile, argentato, di tutt’altro effetto.

Entrambe erano del mio numero.  Il proprietario ritenne che il tempo datomi a disposizione era già scaduto e risalì le scale del magazzino invitandomi a provarle per decidere.

Cercare un punto d’appoggio per sedermi, si rivelò  un’impresa. Specchiere, credenze, comodini ed abiti di ogni genere erano ammassati dappertutto.  Adocchiai una poltroncina damascata d’altri tempi e mi sedetti sul bordo. Provai subito le scarpe turchesi … Erano molto eleganti ma facevo una certa fatica a muovermi in punta di piedi sul tacco altissimo.

Quando poi allacciai le scarpe rosse, sentii una sensazione di piacere, il piede che scivolava nella scarpa, con sollievo, adattandosi comodamente. Ero ancora a testa bassa, mentre stavo allacciando il cinturino alla caviglia quando vidi spuntare due punte di scarpe maschili proprio davanti al mio naso.   Trattenni il fiato poiché ero certa che non fossero i piedi del proprietario di Araqua’.  Alzai lentamente lo sguardo risalendo su un completo gessato retrò dal taglio perfetto. Smisi di respirare quando vidi il maestro dei maestri Gavito davanti a me, diritto e sensuale, come un felino brunito.

Non riuscii a gridare nemmeno quando allungò la mano verso di me. Un fantasma non può farmi nulla pensai all’impazzata… tutti i ricordi di storie fantasy m’invasero la testa con terrore…  ma il maestro mi ignorò e raccolse la mano di una giovane donna bellissima dai lunghi capelli castani che stava avanzando verso di lui, passandomi accanto indifferente, come se il fantasma fossi io.

Iniziarono a ballare, lentamente, lui la teneva stretta in un abbraccio indiscutibile, dove era chiaro che era lui a stabilire i ritmi ed i passi. Lei lo seguiva, abbandonata in quella magia, dove i piedi si mescolavano all’anima, e gli sguardi non si incrociavano.  La sentivo trattenere il respiro… assieme a me che non riuscivo a respirare dall’emozione. I piedi di lei accompagnavano i passi di Gavito, formando dei morbidi disegni nell’aria, tutto era perfetto, ogni movimento era all’unisono, naturalmente elegante e sensuale.

Ero certa di sentire la musica di Piazzolla suonare nel magazzino, ero affascinata ed impaurita allo stesso tempo. La musica ed il ballo durò per un tempo indefinito quando realizzai l’irragionevolezza della cosa.   Sussultai e cercai aiuto con lo sguardo dal sottoscala… dove era finito il proprietario? Ero incapace di emettere suoni…

“Allora ha scelto?” Ringraziai Dio, mi aveva sentito in qualche modo…  per fortuna la telepatia esiste… l’uomo aveva fatto capolino sulla scala.

“Senta…Senta…guardi là!!!  “  dissi saltando in piedi verso di lui ed indicando il fondo dello stanzone…

Vidi l’uomo scendere di qualche gradino, guardarsi attorno e grattarsi la barba…

“Siiiiii ? Cosa devo vedere?”

Mi girai di scatto verso Gavito e non vidi più nulla. I due ballerini erano scomparsi e così la musica.

Mi sentii girare la testa, con le scarpe e le guance rosse  balbettai qualche parola di scusa e per uscire dall’imbarazzo  soffiai di getto:

“ Prendo queste”   con il cuore in subbuglio.

L’uomo alzò  le sopracciglia. Beate donne, non fila mai tutto liscio con loro, girò sui tacchi e tornò al bancone.

Tolsi le scarpe prima di risalire e  gettai un’ultima occhiata al magazzino sottostante ma ogni cosa era immobile e leggermente impolverata.

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